
NPL, sono una reale minaccia?
Il Team M&GF Project - ven 01 apr 2022 - npl , crediti deteriorati , crisi d'impresa e insolvenza , tasso di deterioramento , banche , gestione del rischio
L’ABI (Associazione Bancaria Italiana) e Cerved, hanno rilasciato il loro consueto report annuale sullo stato degli NPL delle imprese italiane.
Nell’arco del 2022 si assisterà ad una crescita degli NPL con conseguente aumento del rischio di insolvenza almeno a breve termine, in particolar modo tra le microimprese e nei servizi. Appaiono migliori, invece, le prospettive per l’edilizia.
Nel 2021 i tassi di deterioramento delle imprese italiane si sono mantenuti su livelli molto bassi (2,1%).
Per tasso di deterioramento ci riferiamo al rapporto tra il numero delle posizioni creditizie che nel corso dell’anno si deteriorano (ovvero sono crediti scaduti, inadempienze probabili o crediti in sofferenza), e lo stock di posizioni non deteriorate all’inizio dello stesso anno.
Con la fine delle misure di emergenza il flusso di nuovi crediti deteriorati è atteso in crescita nel 2022 del 3,8%*.
Questo perché tali provvedimenti avevano fino ad ora favorito la prosecuzione dell’attività delle imprese e mitigato l’aumento dei crediti a rischio.
A livello settoriale, il settore dei servizi sarà quello più penalizzato dagli impatti della pandemia facendo registrare i rialzi più pronunciati dei nuovi crediti in default (dal 2,8% del 2019 al 3,7% del 2023).
Bisogna preoccuparsi?
Ci sono diverse ragioni che portano a giudicare negativamente l’impatto dei crediti deteriorati, non solo per le singole banche ma anche per il Paese:
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Se una banca accumula in bilancio troppi crediti di cattiva qualità, dovrà accantonare maggiori risorse, per tutelarsi nel caso in cui ad un certo momento non si potesse più riscuotere il prestito;
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L’economia dell’area Euro è fortemente dipendente dall’erogazione del credito bancario, che potrebbe contrarsi.
Secondo uno studio di Banca Ifis, l’ammontare dei crediti deteriorati nei bilanci degli istituti di credito raggiungerà il 7.8%** a fine 2022.
E’ importante vigilare su tali crediti poiché il loro accumulo è legato alla ripresa post-pandemica che è necessario rafforzare (anche in virtù degli ultimi avvenimenti geopolitici) per evitare spiacevoli ritorni alle condizioni del passato.
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